Statement

Paolo Marzocchi - Statement of support to the "Music against Child Labour" Initiative

Statement | 05 May 2014

Giocare è una cosa seria

(Fare musica per i Diritti Umani)

In inglese, come in molte altre lingue, suonare uno strumento musicale si dice “play an instrument”.

La parola con cui ci si riferisce al “fare musica” è la stessa con cui intendiamo quella che di solito dovrebbe essere l’attività principale di ogni bambino, ovvero il gioco. Tra il gioco e la musica intercorre una relazione molto stretta, che spesso dimentichiamo.

Il diritto al gioco è un diritto fondamentale per un’infanzia che sia degna di questo nome, e la musica è un gioco – molto serio – fondamentale per la per la formazione della persona e per l’espressione delle emozioni.

La musica è altresì un veicolo privilegiato per trasmettere contenuti extramusicali, come quelli connessi alle problematiche sociali, o i diritti umani.

L’esperienza d’orchestra è e deve essere considerata come una piccola “palestra sociale”: vi è un progetto condiviso, vi sono regole da rispettare altrimenti il risultato è compromesso, bisogna ascoltarsi l’un l’altro.

In più, nel fare musica, i contenuti ad essa collegati vengono appresi e memorizzati in modo più efficace.

Nella mia attività di artista e di musicista ho sempre cercato di mettere al primo posto il valore sociale del far musica insieme, anche attraverso la promozione e la formazione di un nuovo repertorio d’autore per le scuole di musica, in cui le nuove composizioni sono anche e soprattutto degli spunti di riflessione per l’approfondimento di un problema o di una tematica specifica.

La musica può e deve fare tantissimo per la piaga dello sfruttamento dei minori, sia dal punto di vista della sensibilizzazione al problema, sia – come ampiamente dimostrato in America Latina – contribuendo alla formazione di una consapevolezza nei giovani e giovanissimi musicisti.

La funzione della musica è anche – riprendendo un’affermazione di Claudio Abbado – contribuire all’affermazione della cultura dei diritti, senza abdicare alla sua primaria natura di gioco.
Paolo Marzocchi

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