ILO COOP 100 Interview

Intervista ILO con il Presidente di CECOP Giuseppe Guerini

Creata nel marzo 1920, l'Unità Cooperative dell'ILO segna il suo centenario nel 2020. In questa occasione, la serie di interviste “ILO COOP 100” presenta colleghi e partner chiave dell'ILO passati e presenti che sono stati strettamente coinvolti nel lavoro dell'ILO sulle cooperative e, in generale, sull’ economia sociale e la solidarietà (ESS). Le interviste riflettono sulle loro esperienze e contributi passati e condividono le loro opinioni sul futuro delle cooperative e dell'ESS in un mondo del lavoro in evoluzione.

Article | 7 juillet 2020


Come ti sei interessato per la prima volta e sei stato coinvolto nelle cooperative?

Ho iniziato a lavorare in un cooperative nel febbraio 1988, a quel tempo avevo appena completato il Servizio Civile alternativo alla leva obbligatoria militare”, ero infatti un obiettore di coscienza e facevo parte di associazioni pacifiste e ambientaliste.

Alcuni amici mi proposero di iniziare a lavorare in una cooperativa che intendeva rilevare da un artigiano, una “Ciclofficina”: cioè un negozio laboratorio per la vendita e la riparazione delle biciclette. Così è iniziata la mia avventura in cooperativa facendo l’artigiano meccanico di biciclette. Nel laboratorio abbiamo iniziato a fare i primi inserimenti lavorativi di giovai svantaggiati. Così ho coperto la mia “vocazione” pedagogica e sociale e ho iniziato a studiare, frequentando le scuole serali per diplomarmi e in seguito per acquisire la laurea di primo livello come “Educatore Professionale”.

Da allora ho sempre lavorato nelle cooperative sociali svolgendo diversi incarichi, fino ad arrivare ad occuparmi di rappresentanza associativa facendo il presidente di Federsolidarietà tra il 2010 e il 2018. Dal 2016 sono presidente di CECOP Europa.

Potresti parlarci di Ecosviluppo?

Ecosviluppo è una cooperativa sociale di inserimento lavorativo, che occupa attualmente 220 persone, fra questi lavoratori il 38 per cento sono lavoratori svantaggiati. La cooperativa ha 25 anni di storia ed è molto cresciuta in questi anni. Io ne sono stato presidente per 12 anni, dal 2008 fino al 6 maggio.

Ecosviluppo si occupa di Igiene Urbana, raccolta e differenziazione dei rifiuti, pulizia delle strade ed educazione ambientale. Opera quindi nell’ambito dell’economia circolare. Ha un fatturato di oltre 10 milioni di euro ed è una delle più grandi cooperative di inserimento lavorativo di persone svantaggiate della provincia di Bergamo.

Potresti parlarci di Federsolidarietà? Cosa fanno le cooperative sociali che sono membri di Federsolidarietà?

Confcooperative Federsolidarietà è l’organizzazione di rappresentanza politico-sindacale delle cooperative sociali e delle imprese sociali aderenti a Confcooperative. Confcooperative Federsolidarietà rappresenta le proprie associate sul piano istituzionale e le assiste sul piano sindacale, giuridico e legislativo, tecnico ed economico. Cura, inoltre, la promozione e il potenziamento degli enti aderenti anche attraverso un articolato e diffuso sistema consortile.

La cooperazione sociale di Confcooperative Federsolidarietà ha sviluppato un’identità democratica, partecipata e multistakeholder che persegue un progetto di impresa sociale per e con il territorio, principi incardinati nel Codice Etico. Le cooperative aderenti operano in tutti i settori socio-sanitari ed educativi ed in molte aree imprenditoriali, attivando percorsi di inserimento lavorativo. Confcooperative Federsolidarietà organizza il servizio civile volontario per offrire ai giovani un'esperienza formativa finalizzata alla condivisione degli ideali di uguaglianza e cittadinanza attiva.

La presenza capillare - articolata in 20 federazioni regionali e 70 federazioni e settori provinciali – fanno di Confcooperative Federsolidarietà la più importante organizzazione di rappresentanza politico sindacale della cooperazione sociale in Italia. Oggi c’è una cooperativa di Confcooperative Federsolidarietà ogni 11.200 abitanti e la loro attività spazia nei settori sociali, sanitari ed educativi ed in innovativi percorsi di inserimento lavorativo in molte attività produttive di beni e servizi.

Alla fine del 2017, il numero di associati ammontava a 6.245 membri di cui 263 consorzi. Tra le cooperative sociali aderenti il 67 per cento opera nel settore socio-sanitario e educativo. Il 33 per cento nell'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Ogni anno aderiscono in media 400 nuove startup. Le cooperative sociali aderenti contano 228.900 soci, di cui 26.000 volontari, circa 225.900 lavoratori di cui 18.000 soggetti svantaggiati. Il fatturato aggregato supera i 7.2 miliardi di euro e al contempo la capitalizzazione del 71,5 per cento negli ultimi 8 anni. Nello stesso periodo, gli investimenti sono cresciuti del 57,7 per cento.

Numeri di significato. Confcooperative Federsolidarietà, infatti, rappresenta circa il 55 per cento dell’occupazione totale della cooperazione sociale in Italia. Non solo. Le cooperative sociali della Federazione hanno una capacità di inserimento lavorativo dei disabili ben 25 volte superiore rispetto al resto del sistema economico. Il 64,5 per cento dei soci è donna, il 10 per cento ha meno di 30 anni, quasi il 70 per cento dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato.

Potresti parlarci di CECOP e di CICOPA?

CECOP è stata fondata nel 1979 a Manchester, Inghilterra, la segreteria permanente è stata istituita nel 1982 a Bruxelles. Nella seconda metà degli anni '90 divenne una vera e propria confederazione nonché l'organizzazione europea di CICOPA, estendendo così formalmente il suo ambito geografico all'intero continente europeo. Durante la prima metà di questo decennio, CECOP ha preparato attivamente il terreno per l'istituzione di Cooperatives Europe, l'organizzazione europea che raggruppa cooperative di tutti i settori, fondata nel 2006 a Manchester. Pertanto, CECOP è fortemente radicata nel movimento cooperativo: è l'organizzazione settoriale di Cooperatives Europe per l'industria e i servizi e l'organizzazione regionale di CICOPA per l'Europa. CICOPA è l'organizzazione settoriale per l'industria e i servizi dell'Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA).

CECOP ha come obiettivo di:
  • Rappresentare gli interessi dei suoi membri davanti alle istituzioni europee, i governi nazionali e il movimento cooperativo in generale (vedi sotto per maggiori informazioni sulle attività in corso);
  • Dare supporto ai nostri membri attraverso il networking, l'apprendimento reciproco, la progettazione di strategie comuni e di posizioni collettive. Sono attualmente in corso due gruppi di lavoro in collaborazione con i nostri membri sulla tematica della Governance e sul tema delle piattaforme di lavoro (vedi sotto per maggiori informazioni);
  • Sostenere lo sviluppo delle cooperative nel settore dell’industria e dei servizi in tutta Europa e sostenere la loro capacità di cooperare tra loro - costruendo nuove organizzazioni nazionali dove non esistono ancora. Come parte di questo obiettivo, sarà presentata all’Assemblea Generale del 9 Gennaio una proposta di costituzione di una terza categoria di membri, il cui scopo è quello di consolidare questo lavoro di sostegno verso la creazione di Federazioni nazionali in paesi in cui CECOP non è presente o poco rappresentata, che possano in un futuro allargare la membership di CECOP;
  • Aumentare la visibilità delle cooperative nell'industria e nei servizi, nelle forme in cui sono principalmente organizzate - cooperative di lavoro, cooperative sociali e cooperative di lavoratori autonomi (vedi sotto per maggiori informazioni sulle attività in corso);
  • Fare ricerca e contribuire alla creazione di materiale informativo sulle cooperative nell’industria e nei servizi
Vedi la recente pubblicazione “All for One” sul lavoro non-standard.

Potresti parlarci del tuo lavoro con il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE)?

Al CESE sono arrivato nel 2010 come rappresentate di Confcooperative, in questi anni ho lavorato molto sui temi che riguardano il lavoro, l’economia sociale, le piccole e medie imprese, la fiscalità e le banche con particolare attenzione alle banche cooperative. Mi sono anche occupato di innovazione digitale e tecnologia blockchain applicata all’economia sociale. A questo link potete vedere anche i principali lavori che ho seguito al CESE.

Quale pensi sia il valore aggiunto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro rispetto alle cooperative?

Le cooperative, e soprattutto le cooperative di lavoro e quelle sociali, che io rappresento fanno del lavoro la principale missione e la loro stessa ragion d’essere. Per questo per noi OIT è un riferimento fondamentale. Dare importanza al valore del lavoro, in un contesto economico che negli ultimi decenni è stato troppo dominato e condizionato dalla finanziarizzazione dell’economia, è oggi sempre più importante per ridare centralità all’economia reale ma anche per rimetter in ordine le scale di valori e di priorità nel modo in cui misuriamo anche il valore economico. Avere quindi una istituzioni internazionale che si occupa di Lavoro come appunto l’OIL è quindi molto rilevante anche per dare, come recita il vostro slogan per il centenario “futuro al lavoro” in questo mi sento di dire che condividiamo i medesimi obiettivi e finalità.

Cosa possono fare le cooperative di fronte ai rischi emergenti come la pandemia e il cambiamento climatico?

È difficile immaginare il futuro quando proviamo a fare proiezioni e ipotesi per la programmazione delle attività delle nostre imprese in un contesto di normalità. Ancora più complesso è farlo ora, mentre permane forte la sensazione di smarrimento che questi mesi ci hanno lasciato e a cui si aggiunge l’incertezza dei tempi che abbiamo di fronte. Cessata la tensione delle risposte in emergenza, che assorbiva energie e pensiero ora serve recuperare lucidità e capacità di pensare al futuro.

L’abbattersi della pandemia sulle nostre comunità locali ci ha messo di fronte alla grande vulnerabilità a cui è esposto il nostro sistema socio-sanitario e ci ha dimostrato con violenza inattesa, che il nostro sistema produttivo ed economico dipende in modo importante dall’infrastruttura sociale e dal sistema di welfare che abbiamo costruito in questi anni.

Tra le organizzazioni dell’economia sociale è presente da tempo la convinzione che una buona infrastruttura di welfare non solo sia un pilastro importante per la cura delle fragilità sociali, ma costituisca un supporto imprescindibile per sostenere la competitività del sistema economico e imprenditoriale europeo.

Questa è una consapevolezza che la pandemia ha rafforzato e che al tempo stesso ci impone di mettere in campo uno sforzo per innovare il sistema di servizi sociali e sanitaria, rinforzando le cure domiciliari e ripensando il sistema di accoglienza delle persone non autosufficienti e anziane, visto che moltissime sono state le vittime nelle case di cura.

In queste settimane abbiamo dovuto adattarci rapidamente all’utilizzo delle nuove tecnologie per continuare a lavorare o per sviluppare servizi nuovi. Questa è una grande occasione di cambiamento e innovazione che dobbiamo saper valorizzare e che potrebbe aiutarci a ripensare il lavoro, o comunque ad entrare con meno paura nella dimensione del "futuro del lavoro” in cui la tecnologia, l’intelligenza artificiale e l’internet delle cose svolgono funzioni sempre più rilevanti. Funzioni che includono la tutela della salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente

Oggi intuiamo ancora di più il potenziale della telemedicina e in questi mesi difficili abbiamo visto che anche le relazioni di cura, soprattutto di carattere educativo e assistenziale si sono comunque potute realizzare a distanza con l’ausilio delle videochiamate e di altri strumenti di comunicazione e collaborazione da remoto.

Pensiamo poi alla possibilità di ridurre movimento, traffico, impatti ambientali riorganizzando con maggiore cura i tempi delle città e del lavoro. Le nostre organizzazioni, a prescindere dal settore in cui operano, si sono conformate ad immagine e somiglianza delle grandi fabbriche manifatturiere della seconda e terza rivoluzione industriale.

Abbiamo appreso che in alcuni casi, la produttività per alcuni servizi è addirittura aumentata o comunque non è diminuita, anche se gestita in remoto. Diversamente da quanto ci si sarebbe potuto attendere, un lavoratore a casa propria produce tanto quanto in ufficio e questo ci insegna che sono maturi i tempi per concentrarci di più su obiettivi e risultati e meno sugli orari e i tempi di lavoro. Pensiamo a quanto potrebbe aiutare anche a ripensare tutti qui contratti che stanno in un limbo indefinito tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, per i quali la regolazione e il pagamento a ore appare sempre pieno di criticità.

Lavorare da remoto, ci ha messa anche davanti all’evidenza, in alcuni casi, che davvero possiamo ridurre gli spostamenti e la mobilità che si potrebbero sensibilmente rendere meno dispersivi e soprattutto meno concentrati in alcune fasce e nelle medesime direzioni, se ci sforzassimo ad aumentare le operazioni quotidiane gestite a distanza, non solo per il lavoro, ma anche per rispondere a bisogni come fare la spesa o accedere alle cure o ai servizi educativi e di formazione. Saremo cioè chiamati a dare risposta a una domanda di innovazione e di cambiamento di sistema che deve essere capace di fare memoria degli apprendimenti che la crisi COVID-19 ci ha lasciato.